lunedì 4 marzo 2013

A proposito di world days (in genere) …


Non amo le Giornate Mondiali (in genere).
Dovrebbero esaltare il soggetto ed invece, alla fine, lo riducono.
Le donne non dovrebbero essere rispettate solo l’otto marzo, nessuno, né il cafonazzo violento, né il moroso o il maritino, né la società tutta, dovrebbe cavarsela con un fiore una promessa un complimento e via e poi per un anno siamo a posto.
Nemmeno gli innamorati dovrebbero celebrarsi solo nel giorno di San Valentino, il quale, com’è noto, è del tutto casuale nella scelta della data e non c’entra proprio niente col tema, solo serviva una data per vendere più cravatte e più cioccolatini. E poi, è possibile che l’amore debba avere delle scadenze di calendario? Amarsi tutti i giorni è forse troppo?
Eppure, constatiamo, l’istituzione di Giornate Mondiali è una gran moda. Certo, alcune date hanno sicuramente grande significato: la Memoria, proprio perché si tende a scordare lo scempio immane fatto da umani ad altri umani; i Lavoratori, sempre più privati delle loro faticosissime conquiste in termini di diritti e di sicurezza per sé e per le loro famiglie.
A parte ciò e poco altro, il resto ha raggiunto la dignità d’una barzelletta.
Ormai sul calendario ci sono più Giornate che Santi.
Per qualsiasi, ma veramente qualsiasi tema (non segue, qui, nessun elenco, lo sappiamo e ciò basti).
La tentazione di sfottere la moda attuale di istituire un ‘day’, naturalmente mondiale, per qualsiasi cosa passi per la capa, è molto, molto forte per me. Cercherò tuttavia di elaborare qualche polemica riflessione su questo tema senza essere troppo svaccato e restando nei confini del mio orticello.
Se io avessi in mente di istituire, mediante facciabuchi o cinguettio o altro strumento di comunicazione dello stesso tipo, la, per esempio, Giornata Mondiale della Caldarrosta (e giuro, giuro! che ne vado pazzo io delle caldarroste!), non lo farei con l’idea di incrementare il mercato mondiale di tale prodotto alimentare tipicamente autunnale. Lo farei solo o soprattutto perché mi piace la caldarrosta. Se poi io fossi un caldarrostaio, sicuramente penserei di darmi giusto un aiutino nell’attività del mio chioschetto, ma niente di più.
Tutti coloro che roboeggiano con l’istituzione di un qualunque world day, sanno che non potranno aspettarsi chissacché, e addirittura che dovranno tentare, faticare e sperare in una qualche visibilità nella selva di tali istituzioni.
Nell’ottobre 2009, a Bergamo, rappresentavo ArscomicA in occasione di un incontro fra compagnie dell’Arte. Si parlava di iniziative comuni, soprattutto in relazione all’ottenimento del riconoscimento da parte dell’ UNESCO, della Commedia dell’Arte come Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Tema amarissimo, poiché non siamo mai riusciti a combinare nulla, sia per nostra
“debolezza” (20% della causa del fiasco), sia, o soprattutto, per la fetenzia dei politici (80%). In quell’occasione, dunque, qualcuno fra i colleghi propose l’istituzione della Giornata Mondiale Della Commedia dell’Arte, indicando la data, storicamente motivata, del 25 febbraio.
L’approvazione fu quasi unanime.
Quasi …
Sì, è vero, il 25 febbraio del 1545 fu redatto, nello studio di un notaio a Padova, un contratto di associazione, una ‘fraternal compagnia’, fra attori e tale documento è il primo del suo genere conosciuto; è facile quindi scambiarlo per o interpretarlo come l’atto di nascita del teatro professionale, ossia della Commedia dell’Arte. Il fatto è che in quella data la ‘Zannesca’ esisteva già; non si conosce la data esatta della sua apparizione ma rispetto a quella del documento di Padova occorre retrocedere di almeno dieci anni, forse di più. Azzardo: con l’inizio dei Trenta del Cinquecento, inizia la Zannesca, o Improvvisa, o Italiana, solo molto più tardi (IIa metà del Settecento) definita dell’Arte.
Quindi, già la proposta della data, per i motivi fin qui detti, non mi stava bene. Ma l’idea non mi piaceva nel suo insieme, soprattutto per l’effetto mercatino e/o animazione stradaiola che tale idea avrebbe provocato. I colleghi tutti (una sola eccezione oltre a me, ma non fo nomi per delicatezza; in due formiamo quel ‘quasi’ suddetto …), mi guardarono come si guarda un intruso, uno che non c’entra, un diverso, il marziano di turno. E la proposta fu approvata e resa operativa a partire dalla prima celebrazione, il 25 febbraio 2010. A Bologna. Fu un inizio dignitoso.
Poi … Insomma, si sono già viste alcune edizioni e credo di essere stato fin troppo facile profeta …
Signore e Signori, siete adulti ed è tempo che lo sappiate: la Commedia dell’Arte è Teatro. Un Teatro fondato su una struttura forte. Che sviluppa una drammaturgia, vera, complessa, che richiede il tempo di tre atti, a volte quattro a volte cinque, per un completo sviluppo, con tanti professionisti in actio e con scene e costumi e accessori e strumenti musicali. La CdA s’è sempre fatta ad opera di compagnie solide, orgogliose, anche – ebbene sì – spocchiose, le quali hanno avviato tutto quanto ci è noto oggi nel teatro: l’organizzazione della compagnia, l’organizzazione del pubblico, l’organizzazione del luogo della rappresentazione; tutto quanto è oggi “ovvio”, ossia professionalità, impresariato, teatri costruiti all’uopo, circuitazione, sistema economico legato a tutto ciò, è stato letteralmente inventato dai primi comici dell’Arte nella Prima Metà del Cinquecento. Tutto il teatro moderno deve il suo essere quello che è a questa prima invenzione ed ai suoi inventori (il nome più antico di questi grandi giunto sino a noi è quello del capocomico Muzio, registrato nel 1538).
Ora, l’istituzione del/la cosiddetto/a CdA Day, ributta, scaraventa la Zannesca, o Improvvisa, o Italiana, nella strada dalla quale essa, la Zannesca, l’Improvvisa, l’Italiana, aveva affrancato il Teatro, reinventandolo, risorgendolo, e collocandolo con grande dignità, nel luogo deputato detto prima ‘Stanza’ o ‘Stanzone’, poi definitivamente ‘Teatro’. I primi gloriosi comici dell’Arte, usavano
l’espressione ‘Andare in Stanza’, per significare quello che poi sarà un solo verbo nelle diverse lingue: recitare, jouer, to play, actuar. ‘Andare in Stanza’, ossia ‘in Teatro’, e non andare in strada …
In nome di che il grande equivoco? In nome di un’idea un po’ indefinita di quella che, definendola, chiamiamo già ‘libertà d’espressione’. A parte il fatto che tutto il teatro e tutta l’arte si fanno in regime di libertà d’espressione (sennò non si farebbero, o si farebbero con la mano guidata da una propaganda di regime), non si vede perché si debba usare l’insegna ‘Commedia dell’Arte’ per giustificare qualsiasi, ma davvero qualsiasi, e credetemi, qualsiasi cosa.
Esiste già da anni una Giornata Mondiale del Teatro, il 27 marzo (istituita nel 1962), nella quale fare rientrare ovviamente ed automaticamente tutti i generi che vanno sotto l’insegna comune di Teatro. E l’Improvvisa vi si trova naturalmente collocata. Ma evidentemente non pochi ‘commedianti’, fraintendendo anche grossolanamente il vero significato storico della Commedia – nei confronti del quale dovremmo senz’altro impegnarci con preparazione e correttezza – prendono parole come ‘improvvisazione’ (che è metodo di studio e di realizzazione e non ‘faccio quello che mi pare’) e ‘lazzo’ (che è azione scenica e non ‘scherzo’) e si buttano a far giochetti d’ogni genere, ‘ndo’ cojo cojo, du n’importe quoi, cancellando così la dimensione drammaturgica e la complessità poetica e strutturale dell’Italiana; per far ciò indossano accozzaglie di pezzi di vestiti d’ogni genere il cui inesistente stile è alla fine qualcosa di esteticamente fuori controllo; in un ribollire di colori vivaci che annulla la definizione delle forme, come in un carnevale, convinti che carnevale e commedia siano la stessa cosa mentre sono opposte, poiché il primo è scatenamento spontaneo e la seconda è rigorosa e controllata professionalità; e calzano maschere prive di storia e di significato e spesso prive d’arte plastica; e fanno precipitare il Teatro Professionale Per Eccellenza, la Commedia dell’Arte, in una dimensione tristemente amatoriale e tardivamente infantile.
Propongo senz’altro l’abolizione del CdA day, dal quale, chi lavora con rigore ed attenzione, non si sente certo rappresentato; un ‘day’ che divulga molta più disinformazione che prodotti di qualità, i quali sì ci sono, ma decisamente minoritari e, alla fin fine, fuori posto e che invito a valorizzarsi per i loro reali meriti, senza andarsi a cacciare in quei mercatini delle pulci.
Per quanto mi riguarda, il giorno della CdA è tutti giorni, dall’1 gennaio al 31 dicembre di ogni anno; ci sono nato, ne vivo, ci e ne morirò.
Dopo un’intera vita di gioia infinita da comico dell’Arte sui palcoscenici di tutto il mondo, dovermi sentire “importante” un solo giorno all’anno decisamente non mi sconfinfera.
….
Bene, sin qui ho resistito da corretto polemista alla tentazione di cui all’incipit del presente scritto. Ora però, poiché, come Wilde (Oscar), io posso resistere a tutto meno che alle tentazioni, mi lascio andare ad una svaccatina.
Ecco i ‘world days’, che propongo e che invito a celebrare:
1 gennaio: Primo Giorno dell’Anno World Day (festa)
2 gennaio: Secondo Giorno Dell’Anno World Day (festa)
3 gennaio: Terzo Giorno Dell’Anno World Day (festa)
4 genn………………………………………………..
31 dicembre: Ultimo Giorno Dell’Anno World Day (festa).
Unica eccezione, per me stesso, il giorno del mio compleanno, che non rivelo e che celebro da solo, e che è il mio:
Kissenefrega-Di-Kuello-Ke-Dice-La-Nutrizionista-Mi-Pago-Una-Bottiglia-Di-Vino-Divino-D’Altissimo-Livello-E-Me-La-Titto-Tutta World Day.
In genere quel giorno sono via, da qualche parte nel world, e me lo tengo stretto e segreto; ma ovunque io mi trovi mi offro – sempre che il luogo me lo consenta – una bottiglia di Vino di Superba Qualità, un Nettare. Se non c’è un tal Vino o se non c’è il Livello, mi compro altra delizia che sia il Meglio Del Meglio Del Luogo e, tutto solo, in omaggio ed alla salute del Mondo Tutto ed alla Vita che può essere, a volte, incredibilmente bella, me lo godo.
Auguro a tutti una lunghissima vita fatta solo e soltanto di innumerevoli e stupendi days.